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Il rebranding nello sport: perché conviene farlo?

Cos’è il rebranding?

Il rebranding è un processo per cui un prodotto o un servizio sviluppato e distribuito con un nome, un marchio, un marca o sotto il nome di una ditta, viene reimmesso nel mercato sotto un altro nome o una diversa identità. Wikipedia docet.

Una vera e propria strategia di marketing, molto diffusa, a volte necessaria per distinguersi in un mercato sempre più saturo, comunicare a tutti l’evoluzione del proprio marchio rinnovandone l’identità visiva.

Spesso viene attuato per modificare il posizionamento del brand, così da poter cambiare l’impressione che i clienti hanno dello stesso.

In termini economici è meno costoso della realizzazione di un nuovo marchio, proprio per questo le aziende ne fanno spesso ricorso per l’apertura a nuovi mercati.

E nello sport?

In questo caso la strada è forse più impervia del solito, dovuto ai valori e a quello che un marchio rappresenta per centinaia o migliaia di fan.

Lo studio che c’è nella fattispecie deve essere molto approfondito ed avere una visione futuristica che va ben oltre il semplice aspetto grafico accompagnando il brand verso una trasformazione interna societaria e un nuovo orizzonte comunicativo.

Negli ultimi anni abbiamo assistito a diversi rebranding nel mondo sportivo che hanno dato origine a critiche e contestazioni ma anche a notevoli apprezzamenti. Il comune denominatore di queste realtà è sicuramente l’iniziale difficoltà a far accettare il cambio di immagine dai propri tifosi.

 

AS ROMA: un restyling mai accettato

Con l’avvento della nuova proprietà Americana, si è sentito il bisogno di rinnovare il marchio della squadra Capitolina, l’obiettivo era quello di rendere omaggio alla tradizione della Società e alla città di Roma ma, al contempo, anche di riflettere in maniera appropriata la crescita del Club a livello nazionale ed internazionale.

Mettere in risalto il nome “Roma”, che prima con “ASR” non risultava riconoscibile, da qui sarebbe partita la nuova visione della Società per introdursi ai mercati stranieri. Peccato che dai tifosi siano piovute un’infinità di critiche proprio per aver eliminato l’acronimo “ASR”, sigla storica in cui ogni romanista si è identificato fin dalla fondazione, e che tutt’ora, nonostante siano passati quasi 10 anni, è stata oggetto di diverse petizioni per un ritorno alle origini.

 

OLIMPIA MILANO: il primo vero stemma ufficiale

In questo caso si parla della squadra di basket più titolata d’Italia, passata dall’icona storica del “Fiero Guerriero” ad un marchio più moderno che raffigura il Duomo di Milano stilizzato (presente anche nel precedente logo) all’interno di un pallone da basket.

Probabilmente in questo caso la scelta della società è stata azzeccata, portando a Milano un vero e proprio stemma da vendere in Italia e all’estero grazie alla sua linearità e al suo palese intento di rafforzare il senso appartenenza al territorio. Dopo un’iniziale sconforto da parte dei tifosi biancorossi nel vedere scomparire la storica icona societaria, col tempo hanno accettato la nuova identity del patron Armani.

Ora l’Olimpia non è solo una “squadra”, ma un vero e proprio brand riconosciuto in tutto il mondo grazie alla grande visibilità ottenuta non solo dai risultati sportivi conseguiti negli ultimi anni nelle competizioni nazionali ma anche per la sua presenza in uno dei campionati più importanti a livello mondiale: l’Euroleague.

 

FC INTERNAZIONALE: l’internazionalizzazione del brand

Uno dei più recenti, è senza dubbio il rebranding dell’Inter. In questo caso una vera e propria rivoluzione comunicata da un netto cambio di direzione da parte della società milanese.

Un logo totalmente minimalista al cui interno si contraddistinguono le lettere I e M, Inter e Milano, che sottolineano un legame territoriale con il capoluogo lombardo e creano un senso di appartenenza al club che ha origine da “I’M”, “Io sono”.

Grazie a questa strategia, la dirigenza si è assicurata un pubblico più ampio, giovane, vicino al mondo digitale, ma soprattutto un importante posizionamento verso i mercati esteri ancora non sviluppati del tutto da parte del brand.

Una case history da ricordare come strategia di rebranding di successo.

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